Archivio per 13 novembre 2009

Abuso di alcol

Nel 1998 frequentavo l’ultimo anno di liceo scientifico nella mia amata Venezia quando avvenne un fatto alquanto spiacevole di cui mi resi protagonista, una bravata, un atto compiuto completamente senza riflettere che però andò ben oltre il preventivato e che portò alla luce il mio abuso di alcoolici e il livello a cui la situazione era arrivata veramente.

Si stava svolgendo la lezione di geografia astronomica e la classe, per quanto non delle più pacifiche, ascoltava con apparente attenzione, solo io e un paio di compagni decidemmo che era il caso di animare un po’ la situazione e così io, memore di uno scherzo che qualcuno giorni prima aveva fatto, presi una monetina (da 500 £, mi sembra) e cominciai a scaldarla con un accendino. Il gioco prevedeva che la monetina diventasse appena calda, da dare una scossetta alla vittima, ma io non so perché, non volontariamente comunque, scaldai troppo la moneta, rendendola incandescente e nel pieno della lezione la feci scivolare nel collo della camicia del compagno che sedeva davanti a me. La reazione fu molto sproporzionata alle aspettative… Il poveretto schizzò in piedi urlando e poi di colpo si rimise a sedere, ma la moneta a quel punto era finita nei pantaloni, così sedendosi se a stampò sulle natiche, a fuoco…  A questo punto si voltò verso di me e fece per saltarmi addosso, ma i compagni ci divisero e dopo qualche urla venne portato al P.S. per una medicazione e io venni chiamato in presidenza dove mi fu comminata la mia pena: 4 o 5 giorni di sospensione e 7 in condotta, ma ciò che venne fuori fu l’abuso di bevande alcolico, ormai chiaro a tutti, professori e compagni. Cominciavo con una correzione a base di brandy del bicchiere di caffè a casa prima di uscire, per continuare con il succhiare la fidata fiaschetta riempita di whisky in ogni momento che ritenessi opportuno. L’odore di alcool e l’annebbiamento conseguente erano oramai facilmente identificabili. In quei giorni perciò con i miei giungemmo a prendere la decisione che seguissi un programma  di disintossicazione abbastanza intensivo. Così cominciai il day-hospital di alcologia che seguiva il metodo di Hudolin e successivamente indirizzava ai C.A.T. (club Alcolisti in Trattamento appunto creati da Hudolin). Ogni mattina dovevo trovarmi al Centro della Madonnina a Treviso dove si svolgeva il programma e fino all’ora di pranzo facevamo attività atte alla prevenzione, all’informazione, al confronto e al auto-aiuto in presenza di operatori e di un servitore insegnante, colui che dopo un lungo percorso di disintossicazione e recupero comincia ad essere moderatore di un Club. A pranzo mangiavamo insieme nella mensa e nel pomeriggio si tornava a casa. Alcune giornate particolari erano dedicate a gruppi con la famiglia in cui mettere a confronto la reciproca sofferenza e il diverso modo d’interpretare i reciproci comportamenti. Infinite volte i silenzi, i non-detti sono causa di profonda sofferenza. Fu la prima volta nella mia vita che cercai il dialogo con i miei e che compresi o almeno intuii che anche loro soffrivano di tutto quello che accadeva e che ne avevano immensa paura  non sapendo tra l’altro come affrontare il problema. Fu la prima volta che riuscii a dir loro cosa mi infastidiva, cosa mi mancava e cosa mi faceva paura. Le cose non cambiarono poi di molto e dovettero passare tanti altri anni perché riuscissi a alleggerirmi le spalle dal peso delle dipendenza, ma indubbiamente servì a cominciare un percorso che solo raramente trova conclusione in sé stesso, mentre molto più spesso si tratta  del primo mattone nella costruzione del proprio Tempio.

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